Teatro

Sul confine in scena al Libero di Palermo

Sul confine in scena al Libero di Palermo

Vincitore nel 2009 del Premio Tuttoteatro.com “Dante Cappelletti”, “Sul Confine”, in scena a Palermo al Teatro Libero dal 4 al 6 aprile 2013 alle ore 21.15, è uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo, compagnia che nel 2012 si è aggiudicata anche il Premio Nazionale della Critica dell’ANCT, ed è scritto da Gabriele Di Luca, anche regista ed interprete insieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi, con la collaborazione di Roberto Capaldo, musiche originali Massimiliano Setti, una produzione Carrozzeria Orfeo, Centro RAT-Teatro dell’Acquario, in collaborazione con Questa Nave.

Tre uomini raccontano la storia di una guerra che si gioca sul confine, quella guerra non importa “di chi contro chi”. E la raccontano partendo dai loro drammi personali che in questo luogo di confine vengono a confrontarsi con le loro vite passate sdoppiando i piani temporali, fondendoli, intrecciandoli. Il confine è conflagrare di vita e morte, guerra e normalità, finzione e verità. Così, la trincea immaginaria si staglia a dividere un presente surreale da un passato fatto di ricordi che prende consistenza e si fa concretezza nelle menti degli uomini-soldati.

Due uomini si risvegliano in un luogo sconosciuto. Non si conoscono, ma forse si sono già visti prima. Qualcosa nei loro occhi li unisce nel profondo. Chi li ha portati lì? Come ci sono arrivati? E perché insieme? Sono soldati che in quella terra di nessuno, ai quali ben presto si unisce un terzo misterioso compagno, finiscono per cercare se stessi e il senso dell’esistere. Il loro destino è profondamente legato all’immagine di un fiume che scorre in mezzo al deserto e trascina con sé gli orrori della guerra, i segreti dell’esercito, la tragedia dell’uranio impoverito.

I ricordi diventano i momenti più concreti per ricostruire un passato perduto. Sono “sul confine”: luogo di scelta e di passaggio che separa vita e morte, verità e menzogna, ricordi da espiare, sofferenza e lampi di confidenza umana.

Tutto nello spettacolo assume una valenza simbolica, quasi allegorica, all’interno della quale l’esercito, il soldato, la guerra, la malattia e la morte perdono la loro relatività e ogni riferimento storico-sociale per incarnarsi metafora dell’assoluto.

“Sul Confine” viene ad essere un non-luogo, lo spazio della scelta, indecifrabile, ageografico, atemporale, ma probabilmente collocabile nelle terre balcaniche, esplicito richiamo allo scandalo, legato al mondo militare, dell’uranio impoverito e nell’ipocrisia dei governi collusi e delle loro missioni di pace, tripudio dell’assurdo, “peace keeping”.

La drammaturgia procede per frammenti, alternando alla narrazione, astrazione ed evocazione. I numerosi flash-back si mescolano all’azione andando a ritroso nel tempo, fino ad arrivare ai ricordi più lontani, alla vita prima dell’arruolamento: un lavoro tranquillo, l’amore, la famiglia, ma anche le frustrazioni, le delusioni, il desiderio di riscatto. Ragazzi scontenti che hanno trovato la propria motivazione esistenziale in qualcosa di più grande di loro, un’ideale. Poi la guerra, la sua tragica normalità e il senso di colpa che opprime l’animo come nel caso di uno dei tre protagonisti che racconta di una donna suicidatasi vicino al fiume, davanti ai suoi occhi per paura di essere violentata. Una colpa che infetta la sua mente e lo ridesta alla vita solo attraverso il ricordo di quel fiume che lento scorreva sulle sponde vicino a quel cespuglio, a quel coltello, a quell’unico episodio di condivisione della violenza in un immaginario desueto, acquiforme e naturalistico. L’unica falda di umanità in un paesaggio storno di emozioni e di veridicità.

Gesti e corpi sono gli unici “oggetti” di scena in uno spazio vuoto, in cui il buio è sovrano, una sorta di blocco di marmo nero, ambiguo e duale e le luci che lo squarciano e lo definiscono sono forse proiettili di mitragliatrici, coltelli o esplosioni di mine, o forse sono farfalle, le anime dei soldati che fluttuano sospese tra un’azione di guerra e l’altra, sono i ricordi dei giovani, i loro sogni, le speranze, i desideri. Che cos’è un uomo se non un lampo di luce in una notte scura?